Nella rete. Sulla vita di Aaron Swartz.

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Monologo teatrale ispirato alla vita di Aaron Swartz. 

Progetto vincitore del bando Wikimedia Teatro Libero.

Debutto realizzato con il Contributo dell’Assessorato del Comune di Verona.

Francesca Botti, attrice e autrice Francesco De Francesco, voce de “La Bestia” Francesca Zoppei, voci e consulenza alla drammaturgia Michele Bottari, wiki consulente Francesco Speri, video Paolo Marocchio, musiche originali Antonio Panzuto, collaborazione alla scenografia Roberto Rossetto e Gloria Gandini, realizzazione scenografia Davide Tonolli, costumi Oz, luci Matteo Chiochetta, fonico Elena Botti, foto di copertina Ana Blagojevic, foto di scena Davide Marchi, testo iniziale de “La Bestia” 

“L’informazione è potere. Come ogni forma di potere, c’è chi la vuole tenere per sé. L’intero patrimonio scientifico e culturale che appartiene a tutto il mondo, pubblicato nel corso dei secoli in riviste e libri, viene ora digitalizzato e chiuso con il lucchetto da un pugno di corporation”. Da Guerrilla Open Access Manifesto, Aaron Swartz.

Aaron Swartz nasce a Highland Park nel 1986. Programmatore di computer, imprenditore, scrittore, attivista politico e sostenitore del pensiero “free software”, è famoso per la sua battaglia per il libero accesso alla conoscenza online e contro ogni tipo di corruzione. Muore suicida a 26 anni.

Aaron Swartz amava leggere, imparare e insegnare. Non si sentiva a suo agio nel sistema scolastico e ben presto nemmeno nel business imprenditoriale. Per queste ragioni, rinuncia alla start up e si indirizza verso l’attivismo politico.

“Nel 2011 Swartz viene incastrato mentre tenta di “liberare” documenti accademici del Massachusetts Institute of Technology. Da allora comincia per lui l’incubo di tribunali, pene esemplari e risarcimenti inaccessibili . Il governo americano avvia una dura battaglia legale contro il ragazzo. “Rubare è rubare”, disse all’epoca la procuratrice del Massachusetts Carmen Ortiz.” 

(Cit. un articolo di Repubblica – 2016) 

Secondo Swartz invece l’informazione per tutti non è un furto ma un diritto. Da questi presupposti inizia una vicenda legale che, senza arrivare ad un processo, vedrà come triste epilogo la sua morte per suicidio.
La cosa che colpisce nella storia di Aaron Swartz è la sua età; come Antigone, fragile e potente al tempo stesso, simbolo di tutte le disobbedienze, in lui abita quel sentimento rivoluzionario che spesso è dell’età giovanile: la consapevolezza che il mondo così com’è non ci piace, non va bene e la sensazione che si può cambiare con il nostro agire e pensare quotidiano. Per Aaron il suicidio non è solo la degenerazione di un malessere esistenziale ma anche il rifiuto di accettare un patteggiamento della pena, e dunque confermare una colpevolezza. Il suo atto estremo porterà alla modifica della vecchia legge sulle frodi e gli abusi informatici su cui si basava l’accusa (The Computer Fraud and Abuse Act, 1986 – USA).

Ho capito gradualmente che considerare come un fatto naturale che le cose sono così e perciò così saranno sempre, non è affatto naturale. Le cose possono cambiare e questo è importante, quelle sbagliate vanno cambiate e quando l’ho capito non sono più tornato indietro” Aaron Swartz.

 

 

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