Racconto Corale

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RACCONTO CORALE

dal training fisico nello spazio alla parola

 

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Per raccontare una storia a più voci occorre aver chiara e condivisa l’urgenza nascosta tra le righe del testo. Trovarne le azioni e portarle in scena. Su queste azioni e solo su di esse si può appoggiare la parola che non sarà a questo punto detta ma agita! Ciò permette di svincolare la parola da preconcetti, idee, cliché che l’attore si può fare a tavolino.
Il racconto passa di voce in voce tra i componenti del gruppo che non sono mai spettatori di ciò che accade in scena ma piuttosto sempre al servizio di essa creando immagini e supportandosi un con l’altro nel mantenere il filo del racconto.
Occorre dunque creare un vocabolario comune di azioni e immagini.

Il metodo che utilizzo è il metodo di Composizione Teatrale che ho appreso nei miei anni di formazione prevalentemente in Accademia da Gabriele Vacis e che continuo a studiare e modificare nei miei corsi annuali con allievi di tutte le tipologie.

Alcuni esercizi:
– riscaldamento del corpo con la scomposizione fisica: permette di riattivare i muscoli del corpo e concentrare la mente al lavoro.
– cerchio di imitazione: il gruppo imita la guida per scoprire che, come nel trainig così in scena, tutto ciò che ci muove è un flusso unico consequenziale.
– schiera: allena ascolto e ritmo.
– geometria nello spazio: ci permette di prendere coscienza dello spazio in cui si lavora. Lo spazio si modifica a seconda delle posizioni, della velocità e della qualità del movimento.
– angelo-umano: esercizio sulla fiducia e l’abbandono.
– boxe: azione e reazione.
– improvvisazioni con o senza testo.
– costruzione di immagini sulla musica.

Un gruppo che racconta è un insieme di persone che si ascolta e che cerca soluzioni. E’ un coro che porta un messaggio e sa quando è il momento di farlo insieme o lasciare il testimone al corifeo che ne prende la guida.

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