testo Geppina Sica
regia Elisa Roson
in scena Francesca Botti Andrea Mariani/Filippo Farina
scene Marco Muzzolon
costumi Mirella Salvischiani
disegno Luci Marco Zennaro
direttore di produzione Franco Spadavecchia
genere teatro d’attore
età consigliata da 11 a 14 anni
Una giornata d’estate. La piazza assolata di un paese e un gruppo di bambini che giocano. Così inizia la storia di Fanciulli di Ferro. La storia di Fran, Assad e di tutti i bambini che abitano in un paese tra le montagne e che la guerra sorprende in una giornata qualunque della loro vita. La guerra che cambia ogni cosa: la terra nella quale hai sempre vissuto e che all’improvviso non riconosci più. La guerra che cambia i nomi, che ti costruisce una nuova e terribile identità. La guerra che trasforma Assad in un soldato e Fran in una bambina in fuga.
Ed è proprio per non perdersi che Fran e Assad raccontano la loro storia, per ricostruirsi un’identità, per dare un senso al loro essersi perduti. Il nome del paese non lo ricordano più e a stento pronunciano il loro nome che non ha più il sapore delle partite di pallone giocate in piazza, dei bagni al fiume, delle liti con Ben. L’unica cosa che resta da fare è raccontare.
Raccontare cominciando proprio dal nome, che è la storia di ciascuno di noi.
“…Mi chiamo Fran e questa è la mia storia”
“…Mi chiamo Assad, come mio padre e voglio pensare che ci sia un motivo. Il mio nome è importante, racconta la mia storia”.
Chi sono i Fanciulli di Ferro? Per noi sono tutti quei bambini sorpresi dalla guerra, armati di fucile e costretti a combattere. Ma Fanciulli di Ferro sono anche quei bambini costretti a scappare, quelli con gli occhi spalancati e l’aria attonita davanti alla voragine aperta da una bomba. Sono gli orfani. Sono quelli che sopravvivono e vogliono raccontare Sono quelli che cercano il silenzio e vogliono dimenticare. Che non sanno pronunciare il proprio nome perché erano troppo piccoli quando la guerra li ha portati via.
Fanciulli di Ferro racconta le storie di questi bambini. Nelle parole di Assad e Fran vivono i loro racconti, c’è il loro stupore, la rabbia, la volontà di ricostruire partendo da sé.
“…Il mio nome è importante, racconta la mia storia”.